Ready Player FASE 2
Ovvero, come trovare il lato positivo alle prospettive distopiche del mondo post COVID-19.
Non so se vi è mai capitato di vedere Ready Player One di Steven Spielberg.
(Se non vi è capitato ancora, rimediate, perché è un bel film.)
Si tratta di un film di fantascienza distopica ambientato nel 2045. Il protagonista è un giovane ragazzo che vive in una città decadente, una vera e propria baraccopoli, in un mondo (sempre la Terra, eh) ormai devastato e reso pressoché invivibile dall’inquinamento e dalla sovrappopolazione.
Come via di fuga dalla desolazione che lo circonda, il protagonista Wade si immerge nel mondo virtuale di OASIS sotto il nome di Parzival. OASIS è il luogo dove in pratica si è trasferita la vita di ogni abitante della Terra.
È nel mondo virtuale che si va a lavoro, a scuola o in discoteca.
Ecco, ho sempre immaginato il mondo del futuro come quello descritto in Ready Player One.
Non avrei mai pensato però di essere così prossima al viverlo.
Esagero? Forse.
Sono passati ormai quasi due mesi dall’inizio del lockdown. Due mesi di messaggi subliminali che neanche troppo velatamente ti tartassano di “fuori non è sicuro”. E anche se non tutti ancora riusciamo ad accettarlo o a vederlo: il mondo è cambiato. Molto probabilmente irreversibilmente.
C’è chi si rifiuta anche solo di immaginarlo, rifugiandosi nel fantomatico “qui ed ora”.
Chi cerca di resistere e opporsi al cambiamento, cercando il capro espiatorio, che a momenti alterni è Giuseppe Conte, i cinesi, il 5g, i russi, gli americani.
E chi prova a farsi un’idea su come potranno essere le cose da qui a cinque anni.
Nessuna delle opzioni è sbagliata in sé. Tanto meno giusta.
Ognuna risponde alla stringente necessità, al desiderio inconscio, di prendere di nuovo “controllo” su una situazione che ci ha lasciato totalmente impotenti rispetto al futuro.
Come avrete credo immaginato io appartengo alla terza categoria di maniaci del controllo.
Quello che credo è che, sostanzialmente, davanti a noi si prospettino due alternative che, in un modo e nell’altro, nel medio o nel lungo periodo, ci portano comunque nella stessa direzione.
- BACK TO THE FUTURE (in 10 anni)
Questa è senza dubbio la prospettiva più rassicurante. In BACK TO THE FUTURE la scienza riesce a trovare un vaccino in tempo record. Non solo, il vaccino che riesce a trovare è applicabile anche alle future forme del virus. La crisi economico-produttiva ha spinto l’acceleratore della digital transformation e la rivoluzione industriale 4.0 è ormai completa. Viviamo in un mondo dove la Green Economy ha vinto, emergendo dalle ceneri dell’ormai devastato mercato del petrolio. I processi produttivi sono ormai completamente automatizzati e i robot hanno preso il nostro posto in molti settori, dalla ristorazione alla delivery. In compenso siamo in un regime di (quasi) piena occupazione. Le giornate lavorative durano 2 ore e i settori di impiego sono principalmente relativi ai servizi. Il tasso di gamification ormai è pervasivo. Così pervasivo che è possibile guadagnare gettoni virtuali ogni volta che ricicliamo la plastica, raggiungiamo l’obiettivo dei 10k passi, centriamo il water o facciamo il secondo figlio and so on… I dati personali sono ormai una chimera, e la “temporaneità” dei sistemi di tracciamento si rivela un mito. I nostri spostamenti, così come i nostri incontri, sono ancora tracciati: abbiamo il vaccino per UN virus, ma dobbiamo tenerci pronti ad eventualissime nuove Pandemie.
…
Se avete pensato che questo scenario fosse troppo futuristico, pensate che nel 2017 uno studio condotto dall’Università di Oxford stimava che entro il 2032 avremmo avuto la tecnologia necessaria per automatizzare l’86% dei lavori di ristorazione, il 76% dei lavori al dettaglio e il 59% dei lavori ricreativi.
- FUTURA (in 5 anni)
Siete pronti?
Sicuro?
Bene!
Il vaccino non si trova! Contrarre il virus una volta non ci rende immuni. Il virus muta in continuazione e l’unico modo per garantire la sicurezza, nostra e degli altri, continua ad essere il distanziamento sociale. Una Fase 2 perpetua per la socialità, per gli affetti, per l’amore. Anche in questo caso assistiamo ad un’accelerazione sui meccanismi di trasformazione digitale, anche in questo caso i settori produttivi vengono completamente automatizzati. Di nuovo, raggiungiamo la piena occupazione sui servizi, ma non nel mondo reale. La nostra vita, le nostre esperienze, si spostano in un mondo virtuale in cui ognuno di noi può fare quel che vuole, essere quel che vuole. Un mondo dove è ancora possibile toccarsi e amarsi. Ballare, baciarsi e tenersi per mano.
….
Se anche qui avete pensato EH LA MADONNA, fatevi un giro sui siti di quelle aziende che adesso promuovono l’hosting virtuale per EVENTI 3D, provate i visori per la realtà virtuale, andate a vedere il concerto di Travis Scott dentro Fortnite…
Bene, queste due prospettive presentano, come avete potuto constatare, danni e benefici.
Brutte notizie per i Millenials, però. Per noi poveri sfigati saranno molti di più i danni che i benefici. Se è vero che in una crisi soffrono tutti, è ancora più vero che i contraccolpi per noi dureranno più a lungo, ma va bé… questa è un’altra storia.
Detto questo la verità è solo una: spero di sbagliarmi. Spero con tutto il cuore che tutto tornerà come prima. Che si potrà andare al mare, a ballare e a fare l’amore.
Ad abbracciarsi e a toccarsi.
Perché se così non fosse, svegliatemi direttamente quando sarà pronto il mondo virtuale:


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